“Questo green deal si è dimostrato un black deal in realtà. Non solo per l’economia e la società, ma anche per l’ambiente”. È il giudizio netto espresso da Antonio D’Amato, Ceo di Seda International Packaging Group e Presidente della Fondazione Mezzogiorno, nel corso di un incontro tenuto stamattina, venerdì 24 maggio, al Festival dell’Economia di Trento. “Questi 5 anni – ha aggiunto – sono stati veramente pesanti per l’intero sistema economico industriale europeo, ma hanno anche segnato in maniera molto profonda la stabilità sociale dei nostri Paesi e hanno accentuato una tendenza profonda di polarizzazione verso gli estremi dei contesti politici di molti Paesi europei”.
“Molte delle transizioni di questi 5 anni non sono state affatto transizioni che andavano nella direzione di rendere più sostenibile l’ambiente, una per tutte quella dell’automobile. Il green deal europeo ha accelerato un processo di deindustrializzazione dell’Europa che parte da 15 anni, quando abbiamo accettato il principio che noi siamo tra i promotori del cosiddetto depauperamento ambientale e del cambiamento climatico. E questo non è vero”.
Il Presidente D’Amato ha ricordato che “l’industria europea è quella che ha fatto i maggiori passi avanti nella riduzione dell’impronta carbonica, con un calo del 35% in 25 anni, e che l’Italia è tra i migliori in Europa ed è leader ad esempio sul fronte dell’economia circolare”. “Questi problemi – ha rimarcato – vanno affrontati sul piano scientifico, non su quello ideologico: rendiamo il mondo più sostenibile esportando il nostro know how, non azzerando la nostra industria”. Per arrivare a una reindustrializzazione dell’Europa, D’Amato ha quindi sottolineato l’importanza delle prossime elezioni europee e la necessità di un ribilanciamento dei ruoli tra Commissione e Parlamento Ue.