C’è il rischio di dividere il Paese e di frenare la necessaria crescita del Mezzogiorno che rimane il punto di riferimento obbligato per garantire al Paese una prospettiva di sviluppo certa e soprattutto continua. Dall’Unione industriali di Napoli e segnatamente dalla Fondazione Mezzogiorno, guidata dall’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato, arriva un contributo importante e soprattutto qualificato al confronto sul disegno di legge sull’Autonomia rafforzata delle Regioni proposto dal ministro Roberto Calderoli della Lega e licenziato dal governo all’unanimità.
Oggi pomeriggio, alle 16, a Palazzo Partanna il sistema delle imprese ospiterà un filosofo del valore e del prestigio di Marcello Pera, senatore e già Presidente del Senato, che sarà intervistato da Francesco De Core, direttore del Mattino, e dai responsabili delle redazioni campane del Corriere del Mezzogiorno, Enzo D’Errico, e di Repubblica, Ottavio Ragone, su “Quale Stato e quale Riforma”. Subito dopo toccherà a profili tecnico-giuridici di assoluta competenza approfondire il tema “Autonomia differenziata e regionalismo imperfetto”.
Coordinati dal giornalista del Mattino Marco Esposito, ne parleranno Giuseppe Pisauro, Ordinario di Scienza delle Finanze alla Sapienza di Roma, già Presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio; Massimo Bordignon, Direttore del Dipartimento Economia e Finanza dell’Università Cattolica di Milano, nonché componente dell’European Fiscal Board; e Sandro Staiano, Direttore del Dipartimento Giurisprudenza della Federico II di Napoli e presidente dell’Associazione italiana dei Costituzionalisti. Con loro, il presidente dell’Unione Industriali Napoli Costanzo Jannotti Peci. Ad aprire i lavori, con l’illustrazione delle tesi e soprattutto delle preoccupazioni delle imprese sarà Antonio D’Amato che chiuderà anche l’incontro e che già da tempo, in perfetta sintonia con il sistema di Confindustria, ha lanciato l’allarme sulle possibili conseguenze della contestata riforma.
L’evento di oggi, annunciato al Consiglio generale dell’Unione industriali di febbraio dal presidente Jannotti Pecci, si muove infatti in un solco ben preciso: la forte perplessità verso un progetto «di trasformazione radicale dell’attuale assetto istituzionale del Paese che ha conseguenze importantissime soprattutto per le regioni del Sud e merita una riflessione attenta e qualificata. Le regole che vanno all’esame del Parlamento rischiano infatti di compromettere la visione unitaria del Paese e la crescita del Sud, condizione essenziale per la tenuta complessiva dell’Italia in Europa in una fase delicata della geopolitica internazionale», si spiega in una nota. E com’è consuetudine nella storia dell’Unione industriali Napoli, anche stavolta o forse è il caso di dire soprattutto stavolta, l’approfondimento del tema avviene al massimo livello scientifico possibile, con il coinvolgimento di imprenditori, esperti e costituzionalisti e la riconosciuta centralità degli organi di informazione. Una grossa opportunità, insomma, per sviscerare il tema al di fuori di pregiudizi e tesi preconcette, riconoscendo al sistema delle imprese la necessaria e auspicata centralità nel dibattito. Un ruolo, quest’ultimo, sul quale non possono esserci dubbi anche al Sud.