I fondi per la coesione tornino a essere utilizzati per la coesione. Impiegare le risorse destinate alle regioni europee meno sviluppate per contrastare gli effetti immediati della crisi è stato utile, ma ora rischia di diventare dannoso. “L’uso ripetuto della politica di coesione per rispondere alle crisi può distoglierla dalla sua finalità strategica primaria di ridurre la parità di sviluppo tra regioni”. Lo mette nero su bianco la Corte dei Conti europea nel rapporto pubblicato lo scorso 2 febbraio.
“La politica di coesione ha fatto la sua parte – si legge nell’audit – grazie a una rapida risposta in tre fasi con cui sono state modificate le norme del periodo di programmazione 2014 2020”. Secondo i revisori quindi, “la politica di coesione è stata spesso utilizzata per fornire risposte a breve termine alle crisi e alcune modifiche così introdotte nel sono poi diventate caratteristiche ordinarie”. Ma tale utilizzo potrebbe “ripercuotersi sul conseguimento della sua finalità strategica primaria, ossia ridurre le disparità tra regioni europee”.
La politica di coesione è uno dei principali settori di intervento del bilancio dell’UE, con una dotazione di 355 miliardi di euro per il periodo 2014-2020. Il suo scopo principale è rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale tra le regioni. La relazione speciale 02/2023, intitolata “Rispondere alla COVID-19 adattando le norme sulla politica di coesione – I fondi sono stati usati con più flessibilità, ma occorre riflettere sulla politica di coesione quale strumento di risposta alle crisi” è disponibile sul sito Internet della Corte. |