Animati, (infervorati?) dalla discussione sulle autonomie regionali che tanti (tutti?) i problemi legati all’arretratezza di alcune aree del Paese dovrebbe contribuire a risolvere, i decisori sembrano aver perso di visto i numeri.
Li ricorda con puntualità Filippo Teoldi sul Domani del 6 febbraio 2023.
Impoverimento demografico
Secondo le stime dell’Istat e di Svimez, il processo di spopolamento è destinato ad aggravarsi: nel 2040 rispetto al 2010, il Mezzogiorno avrà perso circa 3 milioni di persone (contando meno del 32 per cento della popolazione italiana).
Pil, divario in aumento
Nel 1951 il Pil pro capite del Mezzogiorno era il 70 per cento rispetto a quello del nord. All’inizio degli anni Novanta era pari al 60 per cento, mentre nel 2020 la quota è scesa al 55 per cento.
Occupazione giovanile
In Italia nel 2021 il 62 per cento circa dei giovani fra i 25 e i 34 anni è occupato. Il dato nazionale nasconde però una forte differenza a seconda della zona: nel Nord Ovest del Paese e occupato il 74%, nel Nord Est oltre il 76%, mentre nel Mezzogiorno nemmeno 45,73%.
Flusso di cervelli e competenze. In 10 anni emigrato mezzo milione di giovani
Negli ultimi dieci anni sono stati circa 1 milione 139mila i movimenti in uscita dal Sud e dalle Isole verso il Centro Nord e circa 612mila quelli sulla rotta inversa. II
bilancio tra uscite ed entrate si è tradotto in una perdita netta di 527mila residenti che equivale alla perdita di un’intera regione come la Basilicata. Se si osserva l’età di chi emigra, sono i più giovani quelli che si spostano e lasciano il Mezzogiorno: nel 2020, Sud e Isole hanno perso ben 42 giovani residenti (26-34 anni), ogni 100 movimenti anagrafici nei flussi interni extra regionali (+ 22 nel centro nord) e 56 su 100 in quelli esteri (49 nel centro nord). Sono giovani alla ricerca di lavoro: sempre nel 2020, fra le persone che lasciano il Sud verso il Nord del paese, quasi due immigrati su cinque hanno un’età compresa tra 25 e 34 anni.
Sulla rotta inversa questa quota si riduce a uno su cinque. Sano evidenti i motivi legati non solo allo studio ma soprattutto alla ricerca di un’occupazione: nelle province. In cui il tasso di occupazione giovanile è più elevato, Il numero di persone che emigra è inferiore.