Innalzare i livelli di produttività del sistema Italia cominciando a rendere più attrattivi gli investimenti nel Mezzogiorno, Eppure, ridurre fortemente il divario occupazionale del Sud per uscire dalle secche di un debito pubblico anomalo, rendere strutturale la defiscalizzazione degli oneri sociali per le imprese in aree depresse e introdurre meccanismi di incentivazione per assicurare premialità a chi investa in cervelli e centri direzionali nel Mezzogiorno.
Sono alcune delle proposte su cui da tempo sta insistendo la Fondazione Mezzogiorno e ora rilanciate nel documento “Il Sud leva per il rilancio competitivo del Paese” elaborato da Unione Industriali Napoli, socio fondatore della Fondazione, allo scopo di “porre all’attenzione delle forze politiche impegnate nella tornata elettorale spunti concreti di riflessione, su cui sviluppare un dialogo costruttivo con chi rappresenta l’impresa napoletana e costituisce la più importante e numerosa territoriale del sistema confindustriale nel Mezzogiorno”.
“Al di là della congiuntura obiettivamente drammatica attraversata dall’Italia e dall’Europa – si legge nel documento – il nostro Paese ha un problema di competitività che si trascina da decenni e che può essere affrontato soltanto varando le riforme strutturali di cui si discute spesso e si realizza poco”.
Vanno innalzati i livelli di produttività del sistema Italia. È possibile, creando condizioni di maggiore attrattività per gli investimenti.
“Questa operazione va realizzata con maggiore incisività nel Mezzogiorno, vale a dire nell’unica macro area del Paese che sconta un deficit di infrastrutture e di servizi pubblici, che ha tassi di disoccupazione molto elevati, territori non saturi per nuovi insediamenti, risorse umane giovanili qualificate disponibili, attualmente spesso costrette a trovare sbocchi occupazionali altrove”.
“Ridurre fortemente il divario occupazionale del Sud – si mette in evidenza – è la sola strada praticabile per uscire dalle secche di un debito pubblico anomalo, che per decenni ha condizionato pesantemente le potenzialità di crescita del Paese, amplificando la portata delle crisi finanziarie di inizio secolo in ragione della limitatezza del raggio d’azione di governi, che altrimenti avrebbero potuto fronteggiarle con l’incremento della spesa in conto capitale”.
“Creare occupazione vera, non nuovi assistiti, al Sud, significa estendere la sua base produttiva, aumentando notevolmente il PIL nazionale. Con un conseguente forte incremento dell’imponibile e una graduale ma duratura riduzione del debito. Il gap del Sud va quindi assolutamente colmato, utilizzando con rigore ed efficacia le considerevoli risorse in dotazione”.