“Nessun ripensamento sulla necessità di difendere la salute del Pianeta, nessun passo indietro sulla sostenibilità, anzi, proprio per rendere efficace la transizione ecologica serve realismo, e quindi più scienza, più tecnologia, più competitività per garantire all’Europa la solidità necessaria per sostenere i costi di questa transizione e, al tempo stesso, la propria leadership nel mondo”. Antonio D’Amato, presidente della Fondazione Mezzogiorno, indica le criticità del Green Deal (“ha bisogno di un tagliando”) nel corso del convegno “Quale Europa nel nuovo scenario economico mondiale. Dal Grean Deal ai nuovi strumenti di concorrenza internazionale” organizzato dall’Università Parthenope a Villa Doria D’Angri tenuto oggi, venerdì 8 luglio.
All’incontro hanno partecipato anche Antonio Tajani, membro del Parlamento europeo e già Presidente Parlamento europeo, ed Enzo Amendola, Ministro degli Affari europei.
“Il Green deal – spiega l’ex numero uno di Confindustria – è stato elaborato tre anni fa, quando tutti eravamo pressati da altre emergenze, prima la pandemia, poi i vaccini, quindi la crisi economica che tutto questo ha generato. Ora raccogliamo i frutti avvelenati di un progetto politico e normativo nato da un’onda alimentata più dalla demagogia e dall’ideologia che non dalla ricerca scientifica e dati documentati. Si è lasciato campo libero al Commissario Frans Timmermans, salvo poi scoprire che quelle misure così come sono decretano la deindustrializzazione dell’Europa, mettendo così a rischio gli equilibri geopolitici mondiali. Senza un’Europa forte è infatti a rischio la pace del mondo”.
Non è la prima volta che l’Europa affronta questo rischio: negli anni ’90 la rigidità di certe norme sui tagli lineari alle emissioni di Co2 ha finito infatti per penalizzare la competitività del tessuto produttivo continentale favorendo dumping sociale e ambientale di economie che a un metro dai confini europei producevano senza alcun limite di emissioni. “Si è così finito per favorire – mette in evidenza il Cavaliere del Lavoro – un processo di delocalizzazione di interi pezzi del sistema produttivo europeo, della chimica di base, dell’industria siderurgica e di quella tessile. Ritornare su quegli errori oggi sarebbe imperdonabile e probabilmente irreversibile”.
Anche il ministro degli Affari Europei Enzo Amendola richiama l’attenzione sui pericoli di una normativa “fatta solo di tabelle senza contatto con la realtà”. “L’Europa – sottolinea Amendola – è una industria, è grande attore globale e deve rimanere agganciata ai suoi punti di forza: ricerca, industria, export, capacità competitiva a livello globale. Temo che dietro ai target del Green Deal o di Fit for 55 non ci sia una politica industriale. Le regole e le tabelle che arrivano da Bruxelles non funzionano senza una politica industriale che le sostenga. Ora, come Paese, dobbiamo lavorare a un negoziato che assuma questa consapevolezza per dare slancio a normative che possano incidere davvero sulla vita di tutti, ma per migliorarla. Non possiamo diventare contoterzisti del mondo”.
“Dopo il Covid e la guerra il mondo è diverso – ha detto Antonio Tajani – adesso vanno adattate le regole alla nuova realtà europea. Vanno affrontate numerose questioni: il superamento dell’unanimità, la difesa europea, la ricostruzione dell’Ucraina e l’immigrazione”. All’incontro hanno partecipato tra gli altri il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi e Claudio Graziano, presidente di Fincantieri. “La transizione ecologica – ha detto Manfredi – offre anche opportunità, soprattutto al Sud d’Italia. Il Sud può acquistare un ruolo strategico nella produzione di energia da fonti rinnovabili e rafforzare le proprie imprese”.
Hanno inoltre partecipato ai lavori: Fabrizio Di Gianni, Avvocato, Socio studio legale Van Bael & Bellis, Mattia Pellegrini, Capo Unità Direzione Generale Ambiente della Commissione europea, Cristina Schepisi, Professore Ordinario di diritto della UE dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, Fabio Ferraro, Professore Ordinario di diritto della UE dell’Università di Napoli Federico II, Antonio Parenti, Rappresentante della Commissione europea in Italia, Enrico Adriano Raffaelli, Avvocato, Socio studio legale Rucellai & Raffaelli, Antonio Tizzano, Presidente AISDUE, già Vicepresidente della Corte di giustizia della UE.