“Il PNRR e i fondi strutturali mettono a disposizione una quantità di risorse come mai prima e che non saranno certo più disponibili in futuro. Ora è il momento di completare le riforme strutturali per ridare competitività al Paese e, al tempo stesso, realizzare nei fatti una reale politica di convergenza tra Nord e Sud essenziale non solo alla tenuta sociale ma anche alla stessa finanza pubblica”. Lo ha affermato Antonio D’Amato presidente e amministratore delegato della SEDA International Packaging Group Spa e presidente della Fondazione Mezzogiorno in occasione del dibattito “Variante Sud” in corso oggi, venerdì 5 novembre al Palazzo Reale di Napoli.
“In questa fase – ha aggiunto l’ex numero uno di Confindustria – le imprese possono giocare un ruolo forte in una logica di partenariato. Non è il momento delle politiche sterili, bisogna lavorare insieme per mettere a terra in fretta e in modo efficace gli investimenti del Pnrr. Abbiamo alle spalle decenni di pagine tristissime sulla capacità di spesa dei fondi europei. L’esercizio del regionalismo degli anni passati ha prodotto fallimenti notevoli. Non investire risorse disponibili è sempre uno spreco, non farlo dove c’è bisogno di lavoro è un crimine”.
“La ricostruzione del Paese – ha continuato D’Amato – parte dal Mezzogiorno, parte da Napoli. È il Sud a dover essere la locomotiva dell’Italia e può esserlo solo se si lavora a un forte rilancio della componente industriale. La crescita dell’occupazione nel Mezzogiorno è il presupposto sul quale si fonda un rilancio complessivo dei fattori che determinano la capacità competitiva del Paese e la sua forza di attrazione di consistenti flussi di investimenti internazionali”.
“La crescita, per essere virtuosa – conclude il Cavaliere del Lavoro – deve essere qualitativa oltre che quantitativa: occorre recuperare la quota del valore aggiunto manifatturiero degli anni passati e puntare al reinsediamento, con stabilimenti di produzione, dei centri decisionali e di ricerca, unica via per contrastare con efficacia la grande disoccupazione intellettuale dei nostri giovani migliori”.
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Rassegna Stampa
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